La Roma con un centrocampo da ripensare riparte dall’eterna certezza: De Rossi

I due De Rossi che convivono nel capitano: la storia di un uomo onesto

In vista del debutto casalingo nel “monday night” contro l’Atalanta,il centrocampo della Roma si basa ancora sulla forza di Daniele De Rossi. Capitano, romano e romanista, 35 anni, ha iniziato la sua 19esima stagione con la “Magica“.  Un campionato iniziato bene con la vittoria di Torino. Ma che pone un dilemma tecnico tattico Di Francesco: occorre infatti ridisegnare ex novo il centrocampo, orfano di due pezzi da novanta come Raja Nainggolan e Kevin Strootman.

Ecco che pertanto di De Rossi ce ne sarà bisogno. Eccome. Ma l’uomo, del pari al giocatore, ha questa innata capacità di sdoppiarsi, come se Di Rossi appunto ce ne fossero due. Non ci riferiamo banalmente soltanto al cognome, De-Rossi appunto, ma ad esempio al ruolo. Sappiamo che da gladiatore del centrocampo all’occorrenza Daniele scala in difesa, che da quel momento va a guidare con la stessa esibita disinvoltura. De Rossi poi è un regista con visione di gioco a tutto campo ma indubbiamente anche un pit bull recupera palloni. Fa passaggi lunghi ma non disdegna il fraseggio corto. Insomma un campione che in campo sa fare molte cose. Non è certo un caso che dopo Totti sia il giocatore con il maggior numero di presenze ufficiali nella storia della Roma.

La doppia personalità di un uomo sincero

Ma c’è anche un doppio De Rossi fuori dal campo? Il capitano certamente è un uomo leale e di grande bontà d’animo ma poi, quando meno se lo aspetta, viene preso dal raptus agonistico che non ci vuole. Quando ci inciampa il rischio è quello di vanificare tutto quanto di buono conquistato col sudore di chi non si risparmia.

Se è vero infatti che Daniele è un giocatore che fa dell’agonismo la sua forza, è altrettanto vero che lo schiaffo rifilato a Lapadula l’anno scorso è stato un gesto sconcertante. Fra l’altro con una Roma fino a quel pareggio ancora in lizza per lo scudetto. Ancor più “celebre” fu l’espulsione con la maglia azzurra al Mondiale vinto dall’Italia nel 2006: gomitata allo statunitense McBride. Il gesto costò a De Rossi una squalifica di ben quattro giornate. Lippi lo recuperò, anche psicologicamente, solo per la volata finale verso il titolo ma quel gesto poteva costare caro e scatenò un putiferio.

Ma poi il capitano giallorosso è anche l’uomo che chiede perdono e non cerca alibi. Nel post Genoa Roma disse: “Io ho parlato per primo e ho chiesto scusa, di più non posso fare, se potessi tornare indietro non lo rifarei”.

Insomma, in quel capitano dai capelli rossi ma forse biondi, dalla barba ma anche senza, sembra che convivano due distinte personalità. Ma ciò che più conta è che la sua morale è quella dell’uomo onesto che riconosce i suoi sbagli. Siamo convinti quindi che Di Francesco ci punterà anche per la stagione appena iniziata, d’altra parte leader vero lo è sempre stato, fin da quando giocava con un certo Francesco Totti.

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