La sconfitta di un gruppo e del suo allenatore: l’Inter si elimina dalla Champions League

L’Inter saluta la Champions, e la colpa è soltanto sua

Game over a San Siro. Lo schermo del Meazza dice 1-1 ma la realtà è che questo risultato ha il sapore atroce della sconfitta, forse la peggiore di questo nuovo corso spallettiano. I nerazzurri partono bene, prendono un palo, e poi, come a presagire il destino funesto, subiscono un gol assurdo a causa di uno svarione difensivo di Asamoah. La partita dell’Inter, fondamentalmente, finisce qui, in quanto i successivi 80 minuti sono più rabbia che gioco vero e proprio.

Dov’è la fame?

Nel secondo tempo cambia poco. Certo, gli innesti di Keita e Lautaro aumentano la pressione offensiva, ma l’Inter concretizza poco o nulla, limitandosi ad un infinito ed estenuante possesso palla. Da Barcellona le notizie continuano ad essere positive, ma senza reti al Meazza è tutto inutile. Poi, quasi all’improvviso, ecco che arriva il gol di un infinito Mauro Icardi, artefice di una partita sontuosa, a tutto campo, che lo proietta senza “ma” nell’Olimpo dei fenomeni del nostro tempo.

E’ il minuto 73′. Ti aspetti che l’Inter, dopo aver riacciuffato la partita, vada a mordere l’avversario, perché è impensabile che una squadra che voglia stappare il pass per gli ottavi si accontenti del pareggio, pregando che dall’altra parte i blaugrana non cedano sotto i colpi di Kean e compagni. Invece nulla, dopo il gol del capitano, i nerazzurri si spengono, amministrano senza mai affondare, come a dire “calma ragazzi, a noi il risultato va benone.” Come da copione già scritto, gli Spurs trovano il gol del pari, condannando l’Inter a cinque minuti di follia senza però riuscire a sfondare.

“Mancò il coraggio, non la fortuna”

E’ la sconfitta di un gruppo che ha dimostrato di non avere la fame che serve nelle serate di coppa. E’ la sconfitta di un allenatore che aveva l’opportunità di zittire tutti i critici, e che invece, dopo il gol del pari, non ha urlato una sola volta ai suoi “andate a fare quel cavolo di gol!”. Spalletti anche questa sera ci ha messo del suo. Cominciando dal primo tempo nel quale, con un Icardi tuttocampista, si è dimenticato di mettere qualcuno in area che coprisse i buchi creati dal capitano. Nel secondo tempo ciò che infastidisce è la sua arrendevolezza. Non puoi accontentarti del pareggio, non puoi aspettare che il tempo scada (come già fatto a Londra) senza pensare che in Spagna i tuoi avversari stanno mettendo l’anima in campo. Come si fa a chiedere più grinta alla squadra se non è l’allenatore, in primis, a chiederla.

Con questo pareggio l‘Inter chiude una settima da incubo, con un possibile sogno Scudetto ormai tramontato e con una retrocessione nell’Europa delle “squadrette”. Probabilmente i nerazzurri arriveranno terzi, senza neanche troppa fatica, e magari faranno anche un percorso dignitoso in Europa League e in Coppa Italia. Ciò che sembra chiaro però è che questa squadra abbia bisogno di qualcosa in più, in campo e in panchina, per lottare davvero con i grandi.

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